Lettera aperta di un Alfista deluso
Cari amici alfisti,
in questi giorni dopo alcune dichiarazioni di Marchionne, responsabile del gruppo Fiat, sul futuro dell’Alfa Romeo, riportate da tutti i giornali, pronti e decisi a far sentire anche la nostra voce, ci siamo associati al provocatorio invito a voler vendere l’Alfa Romeo rivolto da un giornalista sulle pagine del Corriere della Sera del 17 gennaio scorso. Il presidente dell’Alfa Blu Team di Milano, il dott. Gippo Salvetti, si è fatto promotore di divulgare la risposta del socio Claudio Bonfioli alle esternazioni di Marchionne, raggiungendo oltre 700 consensi giunti da ogni parte del mondo.
Il contenuto della lettera menzionata, che potete leggere in allegato, ha suscitato in me delle profonde riflessioni su quanto è stato fatto dal giorno in cui la Fiat ha acquistato l’Alfa Romeo.
Sarebbe da ripercorrere con dati storici alla mano le scellerate e negative scelte del management Fiat nei confronti dell’Alfa Romeo. Ma non voglio parlare del passato più remoto, ma del passato recente, dei primi anni duemila fino ad oggi, un decennio a parere del sottoscritto, in cui abbiamo assistito ad un ridimensionamento dei programmi e dei progetti. Avevamo un Centro Stile pieno di idee e uomini di valore ( De Silva in primis) che erano riusciti a creare due vetture formidabili: la 156 e la 147, entrambe nominate ‘auto dell’anno’, con successi a ripetizioni nelle piste di tutto il mondo rispolverando il famoso marchio ‘Autodelta’ a cui seguirono significativi incrementi di vendite. Sono state le vetture che hanno fatto rinascere l’orgoglio di essere alfisti, ma a metà del decennio, abbiamo assistito ad una riduzione degli investimenti, ad una fase di stallo tale da svilire il prodotto,senza un adeguato piano di sviluppo, rinviando decisioni e strategie.
Basta osservare il tur-over di manager ai vertici, i quali non facevano in tempo a stilare uno straccio di programma che subito venivano rimpiazzati da altri in cerca di gloria. Dal febbraio 2002 ai giorni d’oggi si sono succeduti sei manager : Bandiera, Kalbfell, Baravalle, De Meo, Cravero e da ultimo nuovo responsabile del marchio, il tedesco Harald Wester, tutti manager dell’era Marchionne. Harald Wester, avrà il compito di cercare le possibili sinergie fra i tre brand con Dna sportivo: Alfa, Maserati e Abarth . Cinque anni fa le stesse cose, poi niente di niente. Di che cosa vogliamo parlare dott. Marchionne? Avevamo dei motori prestigiosi, frutto di esperienza e ricerca, ora non abbiamo più un sei cilindri degno di questo nome, non abbiamo più un ammiraglia, alcuni progetti ( Suv ) sono rimasti nel cassetto, l’Alfa di Arese con tutto il suo patrimonio è stata smantellata, non abbiamo sfruttato gli incentivi sulle 147 per i motori non adeguati alle normative ecologiche. Come potete pretendere, dopo gli errori commessi, che l’Alfa Romeo, venda le auto quando oggi abbiamo una sola vettura che è in grado di fare dei numeri, la MiTo. E le altre? Le avete fatte morire a fuoco lento, senza restyling, abbandonando modelli ancora efficaci. Chissà perché le vetture tedesche sono sempre le stesse da vent’anni,magari un po’ più muscolose rispetto al passato, ma comunque le vendite sono sempre sostenute.La realtà è ben diversa . La concorrenza tedesca quando acquista marchi di prestigio ( vedi Lamborghini e Mini ) riesce a generare utili grazie ai massici investimenti effettuati. Il marchio Alfa, conosciuto in tutto il mondo, dovrebbe essere un valore aggiunto nell’ambito delle strategie del gruppo Fiat, a patto che lo si rilanci con nuovi prodotti e piani industriali convincenti. “ Il bambino da cullare” come lei chiama l’Alfa Romeo, dott. Marchionne, non va curato con pane ed acqua… Lei è riuscito a fare grande la Fiat, l’ha tirata fuori dalle sabbie mobili, faccia la stessa cosa con l’Alfa Romeo…altrimenti la venda, perché,come dice il Sig. Bonfioli, anche le imprese hanno un DNA e quello dell’Alfa è incompatibile con Fiat.
Patrizio Impullitti
Allegato: lettera inviata dal Sig. Bonfioli alla redazione del Corriere della Sera
L’Alfa non è una semplice fabbrica di automobili. Le sue auto sono qualcosa di più che automobili costruite in maniera convenzionale. E’ una specie di malattia, l’entusiasmo per un mezzo di trasporto. E’ un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore. Qualcosa che resiste alle definizioni.
I suoi elementi sono come quei tratti irrazionali dello spirito umano che non possono essere spiegati con una terminologia logica. Si tratta di sensazioni, di passione, tutte cose che hanno a che fare più con il cuore che con il cervello”.
Cosi, nel 1970, si esprimeva l’Ing. Orazio Satta, Responsabile della Progettazione Alfa Romeo negli anni della Presidenza di Giuseppe Luraghi.
Gli anni, per intenderci, della costruzione dello stabilimento di Arese e dei bilanci in utile; gli anni della Giulietta, della Giulia, della 1750 e delle mitiche Spider e GT.
In questa riflessione si trova la migliore risposta alle recenti “esternazioni” del Dr. Marchionne, ultimo Responsabile del Gruppo Fiat, continuatore di una linea di pensiero espressa dall’Avvocato Agnelli al momento dell’acquisizione dell’Alfa:
“Ci siamo annessi una provincia debole”.
Fiat e Alfa hanno due modi di concepire l’automobile del tutto incompatibili:
Ecco perché, fin dal momento della sua “conquista” da parte di Fiat l’Alfa Romeo è stata umiliata e oggi viene ridotta al ruolo di “stampella” per raggiungere volumi adeguati di produzione (cfr articolo Corsera di Tedeschini del 19 scorso).
Ecco perché oggi ci associamo all’invito a vendere l’Alfa Romeo rivolto alla Fiat da M. Mucchetti sulle pagine del Corriere della Sera del 17 scorso.
Dr. Marchionne, venda l’Alfa Romeo! Non si renda responsabile della distruzione di un mito che il 24 Giugno 2010 farà muovere verso Milano migliaia di appassionati da tutto il mondo per celebrare il centenario dell’Alfa, che la Fiat vuole dimenticare.
Dr. Marchionne, venda l’Alfa Romeo, perché non è, come lei afferma, “un bambino da cullare” ma una Storia gloriosa da recuperare e proiettare nel futuro con la passione di Orazio Satta.
Dr. Marchionne, venda l’Alfa Romeo, perché anche le imprese hanno un DNA e quello dell’Alfa è incompatibile con Fiat.
Dr. Marchionne, venda l’Alfa Romeo e tutti noi appassionati Le saremo grati……e forse compreremo una 500 come seconda macchina.
f.to
Un folto gruppo di Alfisti e non